I samurai e le armi da fuoco

Nel 1543 un vascello cinese con a bordo tre portoghesi arrivò a Tanegashima a sud-ovest di Kagoshima. Due di questi portavano armi da fuoco e una volta a terra, per procurarsi del cibo, con un unico colpo uccisero un'anatra.
Un gesto senza nessuna particolare conseguenza, se non per l'anatra. Il caso ha voluto che il feudatario dell'isola Tokitaka fosse testimone della morte dell'anatra. Decise di dover ad ogni costo venir in possesso di questo strumento magico che sputava fuoco e riusciva ad uccidere da lontano.

Tokitaka 38 kili d’oro per ciascuna di quelle due armi, una cifra incalcolabile e la sua offerta fu accettata.

L'idea era di armare i suoi samurai con la nuova arma e per questo chiamò immediatamente Kimbei Yatsuita, mastro forgiatore. Quando Yatsuita arrivò gli venne ordinato di dimenticare le spade e di dedicare tutte le sue energie nel produrre repliche dei nuovi strumenti di morte assordanti e sputafuoco.

Yatsuita si mise al lavoro ma non importa quanto tempo ci mettesse e quante volte tentasse: non riuscì a replicare con successo i meccanismi dell'arma.

Diversi mesi dopo, disperato, Yatsuita stava considerando il suicidio con una delle sue stesse spade per scusarsi del fallimento con il suo padrone quando una nave portoghese si avvicinò al porto di Tanegashima.
La nave trasportava armi e Yatsuita si chiese se l'armiere di bordo potesse aiutarlo.

Alla richiesta d'aiuto l'armiere seguì il forgiatore per vedere i tentativi fatti. Si accorse subito degli errori ma prima di dare istruzioni decise di parlarne prima con il proprio capitano, Mendez Pinto.

Il capitano Pinto trovò subito un modo per avvantaggiarsi della situazione e ordinò al suo armiere di spiegare gli errori al forgiatore di spade. In cambio, il capitano e non l'armiere, ricevette come ricompensa la figlia diciasettenne del forgiatore.
Si dice che fosse di rara bellezza ma chissà come era veramente a quel tempo, quello che si sa è che salpò con il capitano e non fece più ritorno.

I residenti dell'isola considerarono la sua unione "volontaria" con il barbaro portoghese un sacrificio che meritava il massimo rispetto.

Nel frattempo suo padre riuscì a produrre 10 armi perfettamente funzionanti nel suo primo anno di lavoro. I giapponesi cominciarono una corsa per armarsi con qualcosa di diverso delle spade o lance.
Sei anni dopo l'importazione della prima arma da fuoco, Nobunaga Oda fece un ordine di ben 500 esemplari.

Non solo le armi da fuoco giapponesi arrivarono alla qualità di quelle europee ma ci fu anche una serie di migliorie come il calibro maggiore per avere più efficacia, un dispositivo che ne permetteva l'uso anche quando pioveva (un difetto fatale per questo tipo d'arma) e custodie impermeabili per l'archibugio e la polvere da sparo.

Il fatto che i giapponesi riuscissero a produrre armi da fuoco superiori era parzialmente da attribuire al fatto che in quel tempo il Giappone non era affatto una nazione tecnologicamente arretrata. Acciaio e rame erano buoni se non migliori di qualsiasi prodotto realizzato in Europa. Il rame costava di meno, tanto che nel diciasettesimo secolo il Giappone esportava rame in diversi paesi.

Trentadue anni dopo l'arrivo delle prime armi da fuoco, una battaglia decisiva ebbe luogo a Nagashino tra le forze di Oda e Takeda. Era il 1575.

Oda portò con sè 38.000 uomini, di cui 10.000 equipaggiati con armi da fuoco.
Oda sistemò tre linee da 1000 uomini ciascuna: dopo aver sparato, la prima linea indietreggiava e la seconda linea si preparava a far fuoco, passando poi alla terza linea, sistema che garantiva un rateo di fuoco devastante per l'epoca.

Dopo la battaglia di Nagashino, i motivi per il riarmo con armi da fuoco crebbero: verso la fine del sedicesimo secolo, le armi da fuoco erano più comuni in Giappone che in qualsiasi altro paese.

L'arte per la produzione di queste armi raggiungeva livelli tali che queste potevano essere usate per generazioni.
Quando il Giappone riammise l'uso di armi da fuoco, queste vennero spolverate e convertite in armi a percussione: funzionavano ancora a meraviglia.
E nel 1904, quando l'impero andò in guerra contro la Russia, queste armi vennero convertite per la seconda volta, questa volta in fucili. E ancora una volta funzionarono molto bene, nonostante si facesse uso di polvere da sparo più potente.

Il primo periodo in cui vennero usate le armi da fuoco andò dal 1543 al 1637 con la ribellione di Shimabara, ultima volta dove vennero usate su larga scala. Già nel 1607 lo shogun Tokugawa ordinò a tutti i costruttori di armi da fuoco di richiedere licenze governative per ogni arma che volevano produrre.
Da questo momento la produzione annuale di armi da fuoco ebbe dei alti e bassi, da qualche centinaio alle 2.500 negli anni 1660.
Ma anche 2.500 armi all'anno non costituivano un numero elevato se si considera che all'inizio dello shogunato Tokugawa (1603), la classe guerriera contava almeno 2 milioni di persone (in Inghilterra, nello stesso periodo, tale figura ne contava solo 30.000).

Dopo il 1668 l'amministrazione di Edo non ordinò più alcuna arma da fuoco e nel 1725 anche la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni tecniche furono arrestati completamente.

Il periodo delle armi da fuoco era ormai passato alla storia, almeno fino all'arrivo delle "navi nere" nel 1853.

Uno dei motivi per abbandonare le armi da fuoco fu l'opposizione della classe dei samurai: in una battaglia, un contadino (heimin) con un'arma da fuoco era uguale o superiore ad un samurai con una spada, e per l'elite guerriera era un affronto intollerabile.

Un secondo motivo era che la spada era considerata l'anima del samurai e portava con se un valore simbolico che l'arma da fuoco non aveva.

Un terzo motivo era che le armi da fuoco facevano parte della cultura occidentale verso la quale i giapponesi avevano cominciato a sentirsi ostili.

Una quarta ragione era che i giapponesi non si sentivano tirati in ballo in una corsa per armi superiori contro potenziali nemici stranieri. Il Giappone era una  catena di isole difficile da invadere e da combattenti orgogliosi, i giapponesi credevano di poter difendere il loro paese con armi convenzionali: spada, arco e lancia.

Nel 1853 il commodoro Perry consigliò allo shogunato di preparare una difesa costiera migliore se volevano evitare che altre navi da guerra (intendeva quelle russe, francesi e di Gran Bretagna) entrassero nella baia fino al cuore di Edo (odierna Tokyo).

I giapponesi decisero di seguire il consiglio e la corsa ad armarsi ricominciò nuovamente.

Nel 1877 la ribellione Satsuma comandata da Takamori Saigo dimostrò di essere l'ultimo utilizzo della spada come arma primaria in battaglia.

Lo shogunato era caduto e l'imperatore regnava. Il governo Meiji, per diminuire il rischio di future insurrezioni, rese illegale portare spade da parte della classe samurai.

Con la guerra russo-giapponese del 1904-05, il Giappone aveva raggiunto la parità se non un livello tecnologico superiore alle forze occidentali per quanto riguarda le armi da fuoco
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