Uchidachi & Shidachi - Nishioka Tsuneo

 traduzione di Alberto Dall'Olio

(Ndt: “uchidachi” significa “la spada che colpisce”, “shidachi” invece “la spada che fa/agisce”. Nei koryu (scuole marziali classiche) uchidachi è colui che attacca, mentre shidachi è colui che esegue la tecnica sul suddetto attacco. Nell’Aikido li chiamiamo “uke” e “tori” rispettivamente, con l’elemento in più che nelle scuole antiche il ruolo di uchidachi non era preso alternativamente ma bensì di norma dal senpai, o dal maestro stesso, che “perdeva/moriva” nel kata. Nel caso dello Shinto Muso Ryu Jo, qui discusso da Nishioka Sensei (Menkyo Kaiden dell’arte), il ruolo di uchidachi è sempre la spada, e shidachi è sempre il jo, che vince su di essa. Senza ombra di dubbio comunque, le parole qui espresse sono valide per ogni forma di Budo).


Uchidachi, “la spada che colpisce”


Shidachi, “la spada che agisce”

Il seguente testo ha il suo nucleo nella traduzione di un capitolo del libro di Nishioka Tsuneo Shihan “Budo-teki na Mono no Kangaekata: Shu, Ha, Ri (Budo Way of Thinking: Shu, Ha, Ri)”. La traduzione diretta dal giapponese è frequentemente problematica, data l’ambiguità inerente lo stile tradizionale giapponese di scrittura saggistica. Per chiarire le idee dell’autore e meglio

presentare i suoi pensieri in inglese (lingua da cui è tradotto il testo, ndt.) abbiamo inserito dei supplementi al testo con una serie di conversazioni personali . Il risultato perciò da intenzionalmente il sapore dell’insegnamento passato da maestro ad allievo.

Si noti per favore come in questo estratto, i suffissi -Do (Via) e -Jutsu (arte o tecnica) sono usati alla maniera giapponese, ovvero senza fare una chiara distinzione fra le due. L’autore è fermamente convinto che esse non siano due entità distinte, ma due aspetti dello stesso insieme, al quale egli si riferisce ora come Budo, ora come Bujutsu. In alcuni casi utilizza una terminologia tipica delle scuole classiche, in altri casi quella normalmente utilizzata per parlare di Budo moderno. Il suo intento è quello di coprirli entrambi.

Il testo inizia con il concetto giapponese di Rei. Questa parola presenta enormi difficoltà di traduzione: anche se viene normalmente presentata come ”etichetta”, “cortesia”, “educazione” o “gentilezza”, nessuno di questi termini è il chiaro corrispettivo del termine giapponese, perciò lo presenteremo in lingua originale. Si pensi ad esso come l’essenza appropriata o la qualità di relazione fra individui. –Diane Skoss

Il cuore del Bujutsu è il Rei. La responsabilità dell’insegnante è quella di comunicare questo all’allievo. Se ciò non è fatto , lo studente può sviluppare delle attitudini scorrette, e il vero senso della pratica verrebbe perso. Sfortunatamente, c’è un grosso problema di abuso di potere nel Budo giapponese oggi. A mio parere, pochi insegnanti stanno trasmettendo i princìpi del Budo correttamente. Il Rei nel Budo è diventato qualcosa di veramente artificioso, che ricorda la vecchia gerarchia militare giapponese: il vero senso del Rei non è più espresso. Sembra che stiamo preservando

solo gli aspetti peggiori della tradizione giapponese, e dobbiamo seriamente considerare di cambiare questa situazione.

Il Bujutsu porta al Rei. Il maestro dovrebbe presentarsi come figura esemplare che porti l’allievo verso qualcosa di più elevato. Rei è un’espressione di umiltà verso quell’esistenza superiore. Ma molte persone, nel momento in cui sviluppano abilità e guadagnano alti gradi, dimenticano cosa avrebbero dovuto apprendere riguardo al Rei. Coloro che mancano di lavorare duramente per sviluppare lo spirito tanto quanto lavorano duramente per sviluppare la tecnica è probabile dimenticheranno la corretta umiltà del vero Rei. Saranno tendenti ad essere troppo sicuri di sé, orgogliosi e con aria di sufficienza. Lo sviluppo spirituale e quello tecnico sono due cose completamente diverse, e non c’è necessariamente alcuna relazione fra i due.

Allenarsi nel jojutsu, ad esempio, ha delle meravigliose qualità, in quanto può risultare utile per entrambi i tipi di lavoro: lo sviluppo spirituale porta allo sviluppo tecnico e viceversa. Lo sviluppo non è una mera questione di tecnica. Ad ogni modo, se la tecnica fisica viene insegnata impropriamente o superficialmente, gli studenti si confonderanno. Ci sarà una incomprensione ancora più grande se si penserà solo a raffinare la tecnica. Non dobbiamo mai perdere di vista l’intento di “correggere e migliorare lo spirito”. E l’unico modo per farlo è studiare sotto un vero maestro.

In generale alle persone sfugge cosa sia un maestro. Si possono confondere e credere che si tratti di una sorta di istruttore o di senior. Purtroppo, come il livello tecnico cresce, allo stesso modo cresce l’ego. Troppo spesso dei giovani di alto grado o che hanno ricevuto una licenza danno per scontato di essere adatti ad essere degli insegnanti solo perché hanno una certificazione, posseggono un Dojo e hanno degli studenti. E’ un grave errore credere che si sia maestri solo dato l’alto grado.

Una volta, il mio maestro Shimizu Takaji Sensei (1896-1978) , mi disse di non copiare la maniera di fare jo del suo compagno di pratica più giovane, Otofuji Ichizo Sensei. A meno che non si rifletta attentamente su cosa Shimizu Sensei intendesse realmente dire, questa affermazione può essere facilmente traviata. Egli era cosciente della differenza fra il suo modo di usare il jo e la spada e il modo che aveva Otofiji Sensei di usare queste armi. Anche nei Kata Bujutsu è naturale che esistano delle differenze nei modi in cui si eseguono le forme. Questo è perché persone differenti hanno differenti livelli di comprensione tecnica e differenti mentalità, e questo li porta ad eseguire i movimenti in maniere leggermente differenti trasmettendo queste caratteristiche individuali nel loro insegnamento. Shimizu Sensei era preoccupato che i suoi studenti più giovani notassero queste differenze, diventassero confusi e sospettosi, e pensassero che un modo fosse giusto e l’altro sbagliato. Sembrava essere preoccupato dagli inevitabili errori che si presentano quando un allievo è incapace o riluttante nel seguire un solo insegnante. Insistette con me nel dire di seguire un singolo maestro, il più a lungo possibile, e di evitare di confondermi inutilmente andando a cercare altri maestri.

Avere più di un insegnante può creare dei grossi problemi alla tua pratica. D’altro canto tuttavia, insistere che gli allievi ciecamente “seguano uno e un solo insegnante” , può produrre delle cricche separatiste, e può impedire che studenti di due maestri differenti possano praticare assieme. Questa spiacevole situazione si presenta ancora spesso nel mondo delle arti marziali giapponesi. L’unica soluzione è attendere la crescita spirituale del maestro e dell’allievo; poi l’allievo potrà praticare sotto un singolo insegnante e tuttavia beneficiare della pratica con allievi di altri gruppi.

Questo è il motivo per cui una comprensione del Rei nel Bujutsu è così importante nel processo di crescita spirituale. Una delle più profonde espressioni del Rei risiede nel rapporto fra uchidachi, colui che riceve la tecnica, e shidachi, colui che la esegue. Sfortunatamente, spesso anche gli

insegnanti non comprendono appieno le sottigliezze di questi due ruoli nella pratica dei kata. Essi falliscono nel trasmettere ai propri studenti la differenza di intenti di questi due ruoli. Particolarmente, nelle tradizioni classiche, i ruoli di shidachi e uchidachi sono abbastanza distinti: ognuno ha il suo specifico punto di vista psicologico. E’ essenziale che questa distinta qualità sia sempre mantenuta. Penso che la differenza in questi due ruoli sia la caratteristica che definisce la pratica dei kata. Recentemente sono giunto alla conclusione che non vale nemmeno la pena di allenarsi a meno che entrambi i praticanti non comprendano propriamente quanto detto.

Quando un esterno osserva la pratica di un kata, ha la sensazione che uchidachi perda e che shidachi vinca. Questo è naturale, ma c’è molto di più di questo in esso. Uchidachi deve avere lo spirito di un genitore che alleva il figlio. Uchidachi insegna a shidachi attraverso un attacco reale; questo permette a shidachi di apprendere il corretto movimento del corpo, la distanza combattiva, lo spirito corretto e la percezione delle aperture. Uno spirito umile è necessario a uchidachi tanto quanto una tecnica corretta. Falsità, arroganza e spirito di superiorità non devono mai essere permessi nella pratica. La missione di uchidachi è vitale. Nel passato, questo ruolo era preso solo da praticanti anziani, che erano capaci di eseguire tecniche accurate e che possedevano lo spirito corretto e la comprensione di questo ruolo. Uchidachi deve dare un esempio di taglio preciso e pulito al bersaglio corretto, e deve anche comunicare uno stato di intensa concentrazione e un’aria di autorevolezza.

Se uchidachi è il genitore o il maestro, allora shidachi è il figlio o l’allievo e l’obiettivo è acquisire le abilità presentate dalla tecnica di uchidachi. Sfortunatamente, spesso gli studenti agiscono come se volessero testare le loro abilità contro il più esperto uchidachi, e considerano questa competizione la loro pratica. Di fatto, questo non porta ne ad un miglioramento tecnico ne ad un più alto sviluppo spirituale, poiché il

corretto rapporto fra uchidachi e shidachi è stato oscurato. E’ la ripetizione delle tecniche in questo rapporto padre/ figlio o anziano/giovane che permette la crescita dello spirito attraverso la pratica di esse.

I ruoli di uchidachi come anziano e shidachi come giovane sono preservati a dispetto del rispettivo reale livello di esperienza della coppia. Il kata deve essere praticato in modo tale che entrambi i praticanti imparino sia nel dare che nel ricevere. Questo è ciò che rende il miglioramento tecnico e lo sviluppo spirituale possibili. Sfortunatamente, nella pratica del jo, le persone pensano a volte che pratichino entrambi i ruoli meramente per memorizzare la sequenza dei movimenti delle due differenti armi, tachi e jo. Vi sono persino alcuni istruttori che insegnano che l’obiettivo dello Shinto Muso Ryu Jojutsu sia quello di imparare a sconfiggere una spada con un bastone. Questo è un errore. Se ciò continua, i kata bujutsu potrebbero scomparire, perché sia la tecnica che lo spirito di uchidachi cesserebbero di migliorare.

Di questi tempi ci sono sempre meno persone in grado di eseguire il ruolo di uchidachi correttamente. Credo che il Bujutsu si sia evoluto in Budo solo mantenendo l’idea di shidachi e uchidachi. Questa idea è una caratteristica fondamentale del Bujutsu classico. Nonostante le arti giapponesi come il Kenjutsu, lo Iaijutsu e il Jojutsu siano stati trasformati da “jutsu” a “do”, se i ruoli corretti della pratica non vengono mantenuti, le arti “do” vireranno verso una direzione sbagliata. Ovviamente, c’è una differenza nel cercare di preservare la differenza corretta fra uchidachi e shidachi, pur non raggiungendo la perfezione, e una completa assenza di sforzo nel tentare di comprenderla. L’esistenza e la qualità dell’intento è manifestata nella pratica quotidiana e nelle azioni. Coloro che hanno gli occhi e l’esperienza per guardare, vedranno la differenza.

Tuttavia, la mia preoccupazione è che sempre meno persone capiscono questo concetto, e nel futuro saranno ancora meno. La gente sembra non riconoscere più che l’esistenza di uchidachi e shidachi è l’essenza del Budo.

Considerata ogni cosa, sono convinto che le cose più importante che ho imparato dallo Shinto Muso Ryu Jo e da Shimizu Takaji Sensei sono i ruoli di shidachi e uchidachi nel kata. Non c’è modo di trasmettere il kata della tradizione giapponese classica senza la comprensione corretta di questo spirito di dare e ricevere. Non è giusto da parte degli anziani nel ruolo di uchidachi di maltrattare, bullizzare e tormentare i loro giovani; al contrario, il loro ruolo è quello di guidare ed educare. Allo stesso modo è terribile vedere shidachi assumere un’attitudine che è sostanzialmente parricida e che tenta di distruggere uchidachi. Posso solo dire che un tale spirito non dovrebbe esistere.

Shimizu Sensei diceva sempre: “Devi allenarti con me” (ovvero direttamente con il tuo maestro). Prendeva costantemente il ruolo di uchidachi. Anche con i principianti, non rilassava mai la sua attenzione. Era sempre serio con tutti, ma mai era arrogante o sprezzante nei confronti di un’altra persona. Credo che questa attitudine sia l’insegnamento più importante dei kata Bujutsu, e la pratica di Shimizu Sensei ne fu un meraviglioso esempio. Questo spirito è difficile da nutrire, non solo nel Jojutsu, ma anche in ogni altra situazione. E’ completamente differente da un praticante anziano o un maestro che fa spettacolo delle proprie abilità trattando gli allevi con arroganza e sufficienza. Ed è estremamente facile rimanere intrappolati in un circolo vizioso che porta shidachi a tentare di competere con uchidachi. La guida di un maestro è assolutamente essenziale per evitare questa situazione.

Uchidachi insegna a shidachi sacrificando sé stesso, allenandosi come se dovesse essere ucciso in ogni momento; questo spirito di sacrificio incarna lo spirito di un maestro o di un genitore. La pratica del kata è inutile se non si capisce questo. E’ questo spirito che permette a shidachi di crescere e di polire il proprio spirito. I kata Bujutsu non insegnano ne la vittoria ne la sconfitta, ma piuttosto come nutrire gli altri e portarli ad un livello superiore. Questo è Budo.

Spero vivamente che tutti, e in particolar modo i praticanti di Jojutsu, riflettano su questa massima: “Non esultare nella vittoria, non essere servile nella sconfitta. Perdi con dignità.” Questo è lo spirito che dobbiamo emulare.

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