Cani in giappone - Leggende e razze originarie

Il chiaccherone

Una volta, tanto tempo fa, tutti i cani sapevano parlare.
Un cacciatore e il suo cane si erano insieme nella foresta quando l'animale, vedendo un orso, indusse il padrone a un fatale scontro con la bestia feroce. Una volta tornato indietro da solo, raccontò una frottola alla moglie del padrone. Il cane disse che, in punto di morte, il marito aveva espresso la volontà che lui sposasse la donna. La povera vedova non credette a quella storia, e siccome il cane continuava a parlarne e riparlarne, gli buttò una manciata di polvere nella bocca riducendolo al silenzio.
Da allora, il cane perse la capacità di parlare e ora è capace soltanto di abbaiare.

La leggenda dell'Akita imperiale

Si narra che l'Imperatore Yuryaku (457-479 d.C.) vide, passando per il villaggio, una casa molto simile al suo palazzo, furibondo diede ordine che venisse immediatamente incendiata e completamente distrutta, neanche il più piccolo pezzo di legno doveva rimanere. Il proprietario disperato, non sapendo come far cambiare idea all'Imperatore, pensò di regalargli uno dei suoi cuccioli di cane, prese il più bello e lo donò al suo signore.
L'Imperatore quando vide quel batuffolo di pelo bianco e morbido s'impietosì e concesse la grazia fermando l'ordine impartito, la casa fu salva.
Quel cucciolo era un antenato dell' Akita, che divenne membro della corte.
Quando ci si rivolgeva ad un Akita imperiale si usavano dei termini speciali creati appositamente per questa razza; anche il sorvegliante del cane doveva usare un abito particolare, come il cane stesso doveva portare un guinzaglio che ne indicasse lo stato sociale (del cane oltre che del proprietario).


La leggenda di Shiro (periodo shogunato Tokugawa )

C'era una volta, tra le montagne della regione di Akita, un villaggio di cacciatori. In questo villaggio vivevano un cacciatore di nome Sadaroku e il suo cane bianco di nome Shiro.
Sadaroku era il miglior cacciatore della zona e per questo il signore di Nambu, invitatolo un giorno al suo castello, gli consegnò un rotolo che gli dava il permesso di cacciare nelle montagne della regione.
Una mattina Sadaroku e Shiro andarono a caccia. Improvvisamente il cane si mise ad abbaiare: un grosso cinghiale si muoveva tra gli alberi.
Sadaroku prese la mira e sparò; il cinghiale, benchè ferito, fuggì. Shiro si gettò all'inseguimento e Sadaroku gli andò dietro. La caccia durò tutta la notte finchè i due si accorsero di essere giunti in una foresta sconosciuta sovrastata da un castello.
Scrutarono tra gli alberi e videro il cinghiale, Sadaroku sparò di nuovo e questa volta lo uccise.
Ma ad un tratto fu circondato da un gruppo di samurai; lo arrestarono poiché aveva osato sparare nei pressi del castello di Sannobe.
Sadaroku cercò in tasca il lasciapassare ma non lo trovò, proprio quel giorno l'aveva dimenticato a casa. Così fu trascinato al castello, condannato a morte e messo in prigione.
Durante la notte Shiro riuscì ad arrivare sotto la grata della prigione e si mise a guaire.
Il suo padrone lo udì e lo implorò di andare a prendere il rotolo pur non sperando che il cane avrebbe capito.
Invece Shiro capì e partì di corsa. Corse e corse attraversando foreste valli e pianure e finalmente giunse a casa.
Qui si mise a guaire e ad abbaiare disperatamente davanti alla moglie del suo padrone, ma la donna non capiva ciò che lui voleva.
Allora riprese la via del ritorno verso il suo padrone. Quando Sadaroku lo vide tornare senza il rotolo si disperò ma poi si ricordò di averlo lasciato sopra il sacrario degli antenati; lo disse a Shiro il quale ripartì correndo a perdifiato.
Giunto a casa si mise ad abbaiare davanti al sacrario. La moglie vide il rotolo e questa volta, sbiancando in volto, capì.
Dette il rotolo a Shiro che riprese la sua folle corsa verso il castello. All'alba Shiro stava ancora correndo ma era allo stremo delle forze.
Nello stesso momento Sadaroku veniva portato sul luogo dell'esecuzione; chiese di poter rivedere per l'ultima volta il suo cane ma gli fu negato.
Fu così che, mentre urlava il nome di Shiro, gli venne tagliata la testa.
Quando poco dopo il cane arrivò con il rotolo in bocca trovò il corpo del suo padrone ormai senza vita. Cominciò
a nevicare,Shiro trascinò il corpo di Sadaroku nella foresta vicina al castello, scavò e lo seppellì. Poi cominciò ad ululare verso il castello e ogni giorno e ogni notte ululava tutto il suo dolore. Il suo ululato giungeva anche al castello e gelava il sangue a quelli che lo abitavano.
Shiro non lasciò più quella foresta che da allora è chiamata la "foresta ululante".

AKITA INU


La razza nativa più famosa in Italia, l’akita inu, che deve la popolarità degli ultimi anni all’arci noto film “Hachiko”con R.Gere. E’ l’ unica razza nativa di taglia grande, originaria dell’isola di Honsu (precisamente nella prefettura che da il nome alla razza),una delle più grandi dell’arcipelago giapponese. La sua storia si perde nella notte dei tempi,i suoi progenitori si chiamavano Matagi (cacciatori) o Kurae (guerrieri) a seconda del compito svolto. Era quindi un cane da caccia abile, usato anche per predare l’orso, ma anche un ottimo cane da combattimento e guardia al seguito dei samurai.Proprio a causa dell’uso dell’akita nei combattimenti fra cani, molto in voga dal 600 fino all’800, rischiò l’estinzione intorno ai primi decenni del 1900 per via dei continui incroci con molossi per farne cani sempre più grossi e feroci. Fortunatamente venne salvato dall’estinzione e anch’esso divenne poi monumento nazionale giapponese nel 1931. E’ un cane di taglia medio-grande, di forte costruzione ,ossatura robusta, con i caratteri tipici del nativo giapponese, coda arricciata sul dorso e orecchie dritte. Ha una grande personalità molto dignitosa e quasi imperturbabile, che esprime anche esteriormente, è anch’esso da bravo giapponese un cane molto indipendente, equilibrato, intelligente. E’ un ottimo cane da guardia e difesa ma anche da compagnia, compagno fedele e docile con la propria famiglia, si dimostra riservato nei confronti degli estranei.

 

KAI KEN


Il Kai Ken discende dai cani di media taglia esistenti da lungo tempo in Giappone e prende il nome dalla zona di provenienza (distretto di Kai, prefettura di Yamanashi ) una regione circondata da montagne. Questa razza, conosciuta anche come Kaitoraken (tora dog o tiger dog per via della tigratura del mantello ) è stata dichiarata come tutti i nativi giapponesi “monumento nazionale”. La razza è utilizzata principalmente per la caccia al cervo e al cinghiale ed è considerata la più rara delle razze giapponesi,oltre che la più selvatica. L’aspetto è quello di un cane di media taglia, ben proporzionato, robusto e muscoloso, con le caratteristiche tipiche dei cani di montagna giapponese. Come tutti i cani giapponesi è vivace e attivo dal carattere molto forte e indipendente, docile con le persone e fedele alla propria famiglia. Nel paese d’origine oltre ad essere ritenuto un ottimo cane da caccia è stato utilizzato anche come cane da utilità con ottimi risultati.

 

KYUSHU


Anche il Kyushu prende il nome dalla zona d’origine del Giappone,la regione montagnosa delle prefetture di Mie e di Wakayama, anch’essa è stata dichiarata negli anni '30 monumento nazionale e fino a pochi anni fa era conosciuto solo in Giappone, ora è arrivato anche negli USA anche se gli esemplari sono ancora pochissimi.E’ un cane di taglia media, ben proporzionato e molto muscoloso, dall’aspetto tipico dei nativi giapponesi, come tutti i nativi è un cane usato nella caccia, in particolare al cinghiale, in passato anche al cervo; è molto robusto, rustico e resistente, attivo, vivace e indipendente, comunque anche un ottimo cane da compagnia.

 

HOKKAIDO ( chiamato anche Ainu ken )

Sono in molti a  ritenere che questa razza discenda dagli antichi cani che dall’isola di Honshu si spostarono su quella di Hokkaido con gli emigranti nel 12°secolo (periodo Kamakura). Anch’essa eletta a monumento nazionale, prende il nome Ainu dal popolo autoctono dell’isola di Hokkaido che lo usava per la caccia all’orso e a prede di grossa taglia. E' quindi un eccezionale cane da caccia, usato comunque anche come cane da compagnia.

Anche l’hokkaido è un cane di taglia media, molto robusto, resistente e muscoloso ed ha l’aspetto tipico del cane nativo giapponese; ha doti di resistenza incredibili infatti si adatta benissimo a climi molto rigidi, ha un carattere vivace, fedele e indipendente ed è molto intelligente, molto portato per la vita all’aria aperta e per l’attività fisica.

 

SHIKOKU


Dopo l’akita e lo shiba, che sono le più diffuse e conosciute in tutto il mondo, lo shikoku è forse la razza nativa più nota e anche se in Italia non esistono allevamenti è comunque allevato in Europa. Essa proviene dalla regione montagnosa della prefettura di Kochi (infatti era chiamato “kochiken”)ed è presente in tre varietà: Awa, Hata e Hongawa ,quest’ ultima è la varietà col più alto grado di purezza, poiché proveniente dalle zone d’origine più inaccessibili.

Anche lo shikoku è monumento nazionale giapponese ed è anch’esso una taglia media. E’ un cane ben proporzionato, dall’aspetto tipicamente giapponese e dal bellissimo pelo “goma” (sesamo) di cui esistono diverse tonalità.

Nella terra d’origine era un cane usato nella caccia al cinghiale, molto sveglio energico e indipendente, fortissimo nell’arte venatoria, nel resto del mondo è un cane da compagnia molto amabile, intelligente e vivace, docile e fedele al padrone e alla famiglia.

 

SHIBA INU


Nella foto: Yuna (www.shibamania.it)


Lo Shiba Inu è originario della zona montuosa al centro del Giappone e come in molte altre razze, non si hanno notizie certe sulle sue origini.Certo si sa che è una delle razze nipponiche più antiche.
A seconda della zona montuosa in cui è allevato si distinguono 3 ceppi originali: il sanin-shiba, il mino-shiba e lo shinshu-shiba . Per questo piccolo spitz ci sono state molte incertezze, agli inizi, per decidere a quale raggruppamento dovesse appartenere: prima è stato inserito nei cani da compagnia e poi nel quinto gruppo, dove è tutt’ora (il Kennel Club giapponese aveva invece chiesto che la razza fosse spostata tra i segugi). E’ quindi prettamente un cane da caccia usato per la caccia in montagna alla piccola selvaggina (è considerato il miglior cane da caccia al fagiano),ma anche per  la caccia alla volpe e perfino all'orso.
Dal 1936, dopo aver rischiato l'estinzione, è considerato (come tutte le altre razze nipponiche) monumento naturale giapponese.

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