La lancia giapponese

In varie culture marziali in tutto il mondo, la spada è tenuta in massima stima: un'arma che ha trasceso il suo ruolo originale come strumento di guerra, venendo considerata un simbolo di potere, giustizia e così via.
Come il grande spadaccino Richard Francis Burton scrisse una volta, "La storia della spada è la storia dell'umanità."

Ciò detto, l'aura romanzesca che circonda la spada ha fatto molto per oscurare il fatto che ci siano, a tutti gli effetti, altre armi da taglio molto più formidabili.

Fra i numerosi strumenti da guerra che gli uomini d'arme hanno sviluppato durante il corso dei secoli, l'umile lancia forse è la più grandiosa, e la più incompresa.

I giapponesi che hanno sempre avuto una cultura marziale molto radicata, non ignorarono lo sviluppo della lancia.

 
Le prime lance giapponesi erano del tipo hoko, con un incastro di metallo in cui si andava a porre l'asta in legno, molto simili a quelle dell'Asia continentale ed a quelle europee.
Secondo Donn F. Draeger nel suo testo “Comprehensive Asian Fighting Arts “, il tipo hoko rimase in uso circa dal 200 A.C. al tardo periodo Heian o al primo periodo Kamakura (seconda metà del dodicesimo secolo) .
 
In seguito, i giapponesi svilupparono particolare forma di lancia: lo Yari, dotato di una punta con un lungo codolo che andava ad incastrarsi in una parte cava dell'asta.
 
Da un punto di vista puramente pratico, il grande vantaggio della lancia risiede ovviamente nella sua maggior portata.
Per uno spadaccino, affrontare un lanciere è una prospettiva scoraggiante.
Uno dei pupilli di Draeger, Hunter B. Armstrong, espresse la sua opinione nel suo eccellente articolo “Owari Kan Ryu Sojutsu–Classical Japanese Spear Arts”, notando correttamente come fosse la lancia a dominare i campi di battaglia, e che in un confronto uno a uno tra uno spadaccino ed un lanciere, fosse la spada ad avere poche chances.
 
Praticanti di altre culture marziali hanno notato questa verità lapalissiana: nel suo Paradoxes of Defence del 1599, il grande spadaccino inglese George Silver ha scritto che “la lancia corta (quarterstaff) o la mezza picca (lancia) sono avvantaggiate nei confronti della...spada a due mani e della spada con rotella (scudo rotondo), sono inoltre un avversario fin troppo duro per chi combatta con spada e daga”
In altre parole un lanciere poteva ingaggiare contemporaneamente, e sconfiggere, due avversari armati di spada e daga.
 
La grande difficoltà per lo spadaccino nell'affrontare un lanciere risiede nel fatto che il lanciere può effettuare quelle che sono denominate tecniche di "affondo scivolato": con la spinta fornita dalla mano arretrata, in cui l'asta della lancia scorre attraverso la presa allentata della mano che sta davanti (simile all'uso di una stecca da biliardo).
 
L'uso di questa tecnica rende estremamente difficile per lo spadaccino di giudicare il ma-ai, la distanza effettiva di ingaggio: il lanciere può quindi effettuare finte in alto o in basso, su linea interna o esterna, rimanendo comunque fuori da eventuali contrattacchi, visto che lo spadaccino non lo può raggiungere immediatamente.
 
I giapponesi hanno portato il concetto e la tecnica degli affondi scivolati al loro estremo, facendo talvolta uso di un piccolo tubo di metallo (kuda) atto a scorrere attorno all'asta della lancia, e tenuto dalla mano avanzata del lanciere.

Mediante l'utilizzo del Kuda gli affondi potevano essere effettuati e ripetuti a velocità ancora maggiori, visto il ridotto attrito.

Il Kan Ryu, ad esempio, una scuola di lancia che fa uso di un'arma di 3,6 metri, prevedeva come norma, l'utilizzo del kuda nelle sue tecniche.
 
Un altro vantaggio dello yari, uno non sempre presente altri tipi di lance in giro per il mondo, è il fatto che essa ha anche bordi particolarmente taglienti: le punte delle yari sono tipicamente di robusta sezione triangolare con un filo tagliente sui due lati, cosa che permette al lanciere di effettuare rapidi tagli a varie parti del corpo dell'avversario, in congiunzione con gli attacchi in affondo.
 
Le yari erano disponibili con un'ampia varietà di forme della punta.

Oltre alla testa convenzionale sopra descritta, c'erano alcuni yari che erano dotati una traversa alla base della lama, detta Hadome, simile alle traverse usate sulle lance da caccia al cinghiale diffuse in Europa, che poteva essere usata per parare o intrappolare l'arma dell'avversario.

Oltre a queste, esistevano yari con punte ancora più elaborate come le magari-yari (dette anche Jumonji yari), con lame laterali più o meno perpendicolari alla lama principale. Queste lame laterali potevano funzionare come un hadome, ma erano anche affilate, dando al lanciere più opzioni di taglio.


Durante il sedicesimo secolo, quando l'archibugio portoghese venne inserito nell'arsenale giapponese, venne sviluppata la Nagae-yari che con i suoi 4,87 metri era affine alla picca europea.

La Nagae-yari era usata dagli ashigaru (letteralmente “piedi leggeri”), la fanteria di umili origini che serviva come picchieri o archibugeri: questi fanti rappresentano la versione giapponese degli Reislaufer svizzeri, e dei Lanzichenecchi tedeschi che poterono usare la maggior portata di picche e armi da fuoco per sconfiggere avversari di più alto lignaggio, rispettivamente samurai e nobili cavalieri
.

Un'arma devastante come lo yari era naturalmente destinata a produrre la sua quota di utenti leggendari.

Anthony Bryant, nel suo “Osprey book, Samurai 1550-1600”, riporta il grande Watanabe Hanzo, che fu uno dei vassalli di Tokugawa Ieyasu.
Egli era così abile nel combattimento con quest'arma, che alla fine si guadagnò il soprannome di "Yari no Hanzo" (letteralmente, "Hanzo della Lancia").
Un altro famoso lanciere fu Kato Kiyomasa, uno dei comandanti nell'esercito comandato da Hideyoshi che invase la Corea nel 1592.
Durante le pause nei combattimenti, Kiyomasa era famoso per andare a caccia di tigri, da solo, con la sua lancia.
Persino dopo la scomparsa del bushi feudale a metà del 19 ° secolo, le tecnica di lancia non sono cadute del tutto in disuso.
Proprio come le tecniche europee di picca e mezza picca, sono sopravvissute nell'uso della baionetta, così il sojutsu giapponese ha fornito elementi al Juken-jutsu.

E così la lancia, uno delle armi più antiche create dall'uomo rifiuta tenacemente di essere dimenticata e, malgrado le manchi l'alone mistico della spada, la sua efficacia e praticità assoluta non possono essere assolutamente negate.

Estratto e tradotto dall'articolo "The Spear in Japanese Martial Culture" 
di David Black Mastro  -  da: https://outofthiscentury.wordpress.com
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