L'evoluzione del jo, prima parte - Dave Lowry

Categoria: Altre vie marziali
Pubblicato Sabato, 01 Dicembre 2012 12:56
Scritto da Gabriele
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L'evoluzione del jojutsu classico
di Dave Lowry  - trad. Gabriele Di Camillo

Quando si considera che è in realtà solo un corto bastone rotondo di legno, è ancora più intrigante riflettere su che spazio enorme il jo abbia riempito nella storia e nell'evoluzione delle discipline marziali del Giappone. La spada lunga o katana, era l'arma principale del guerriero giapponese durante la maggior parte del suo regno, ed è senza dubbio la più sviluppata nella sua applicazione. La lancia, immersa, secondo la mitologia giapponese, nel nebuloso vuoto dello spazio  da un dio primordiale e tirata fuori a gocciolare dalla sua punta le goccioline di firmamento che divennero le isole del Giappone, ha quasi una connotazione religiosa. E il bo, il bastone lungo, è il più arcaico delle armi giapponesi.
In confronto, il jo sembra un plebeo abbastanza umile.
E tuttavia, il jo possiede molte delle caratteristiche di tutti e tre di queste armi: il terribile fendente della katana, il lungo affondo della lancia, e la sorprendente  potenza, la versatilità, e l'indistruttibilità del bo.Poco sorprende che, per quanto semplice, una volta che è iniziato il suo sviluppo, una foresta di scuole e maestri ben presto sia sorta per approfondire e perfezionare il jo come arma formidabile.
Tracciare la storia del bastone corto in Giappone, sarebbe un compito impossibile, visto che risale al momento in cui un uomo preistorico prese in mano un pezzo di legno secco. In Giappone, con le sue molte foreste di querce e cedri, l'occasione deve essere venuta presto e spesso. Non ci sono prove, tuttavia, di un metodo sistematizzato di combattimento con il bastone corto fino al periodo Muromachi (1336-1600), quando il rapido sviluppo della casta dei samurai ha cominciato a incorporarlo nel primo dei ryu tradizionali.

Quando il samurai ha deciso di impugnare un'asta di legno, però, ha scelto quasi esclusivamente il bo, arma compresa tra i 152 ed i 213 cm di lunghezza, praticamente ignorando qualsiasi tipo di bastone più corto. Capire perché sia stato trascurato il jo è un mistero, anche se si possono fare alcune ipotesi. In primo luogo, la lunghezza del bo lo reso un'arma lunga estremamente efficace nei confronti delle altre armi in asta, come la lancia e il naginata, entrambi molto popolari in quel periodo. Infatti, in molte scuole di bujutsu classico il bo viene impugnato e maneggiato in modo molto simile alle tecniche di queste due armi.
Tra i Ryu antichi che hanno mantenuto il bojutsu nel loro curriculum troviamo il Katori Shinto, il Kashima-Shinto ed il Takenouchi-ryu. I loro waza sottolinearono la lunghezza del bo, colpendo da una distanza lunga o usando il bo come fulcro, facendolo roteare a una velocità formidabile in grado di frantumare le ossa e persino la più robusta spada d'acciao . Entro la fine dell'era feudale si stima che più di 300 ryu avessero fatto del bojutsu una parte della loro formazione, e anche quei bugeisha provenienti da stili che non approfondivano il bo avevano familiarità con il suo uso ed i modi migliori per difendersi da esso.

Il bo tipico, di solito denominato rokushakubo, misura circa 182,88 cm di lunghezza, cosa che deve essere confrontata con l'altezza media del maschio giapponese in quel momento, che era più di 30 cm più bassa. "Rokushaku" indica una misura: un shaku è pari a circa ad un piede americano (30,48 cm), e Roku è "sei". L'arma aveva un diametro di poco più di tre centimetri e mezzo. La maggior parte erano maru-bo, a sezione circolare. Il hakaku-bo, invece, era a sezione ottagonale, ed i suoi spigoli lo rendevano brutalmente efficace quando veniva scatenato contro un bersaglio non protetto, in quanto essi oltre a colpire, tagliavano. A volte, inoltre, l'intero corpo del bo era intarsiato o coperto di strisce di ferro o altro metallo. Questo aumentava considerevolmente la sua robustezza. La maggior parte delle tecniche per contrastare il bo da parte di uno spadaccino ben addestrato implicavano l'uso della spada per tagliare il  bo di legno con un angolo che lo recidesse accorciandolo e riducendone in modo significativo l'efficacia. Con le fasce di protezione o le placche di metallo, l'arma era molto più difficile da spezzare o tagliare e colui che usava il  bojutsu era in forte vantaggio in uno scontro.

Forse il bastone corto sarebbe rimasto solo un bugei fuzoku, un'arma ausiliaria dell'arsenale del guerriero, dato il riconoscimento di altre armi più finemente realizzate, se non fosse stato per la bruciante ambizione di un singolo uomo.

Lo Shindo Muso-Ryu di Gonnosuke

Muso Gonnosuke Katsuyoshi nacque nel 16 ° secolo in Giappone. Era il periodo in cui lo shogun Tokugawa Ieyasu stava unificando l'intera nazione sotto il suo dominio, un tempo in cui i signori feudali combattevano ferocemente tra di loro, un momento storico in cui le arti marziali stavano subendo una trasformazione che comportò un affinamento di tecnica e metodi di addestramento senza precedenti. Sorsero numerosi Ryu, basati principalmente sul miglioramento dei concetti di scuole più antiche, e altri furono codificati in maniera più approfondita. Non è un caso, considerando la violenza dell'epoca e le occasioni di combattere, che la maggior parte dei grandi maestri di arti marziali del Giappone sia vissuta in questo periodo.

Katsuyoshi e Gonnosuke sono entrambi nomi popolari presso le famiglie samurai di quel tempo, si può quindi supporre che che fosse di tale discendenza. Inoltre, Le cronache riportano che Gonnosuke entrò nel Katori Shinto-ryu e più tardi, nel Kashima Shinto-ryu. Fu istruito nell'intera gamma degli insegnamenti di entrambi questi ryu. Non sarebbe stato ammesso a nessuno dei due ryu se non avesse avuto il background familiare necessario.


Gonnosuke ebbe un interesse particolare per il bojutsu del Katori e Kashima-ryu, eccellendo negli insegnamenti di entrambi gli stili. Si recò poi a Edo (l'odierna Tokyo), dove si dedicò al diffuso rito del Musha shugyo. La parola si riferisce alla pratica di visitare numerosi dojo e maestri di diverse scuole, chiedendo di essere istruito o sfidando apertamente la scuola. Il Musha-shugyo poteva rivelarsi pericoloso, naturalmente, e anche il miglior combattente avrebbe raccolto la sua quota di infortuni nell'intraprenderlo, ma era un ottimo modo per testare la propria abilità ed imparare il più possibile sulle strategie degli altri stili.


Gonnosuke deve essere stato straordinariamente abile con il bo, visto che affrontò un numero cospicuo di esponenti di ryu assortiti e non venne mai sconfitto. Egli colse anche l'occasione per allenarsi in molti dei loro dojo, continuando a raffinare la sua arte. Fu durante questo periodo di Musha-shugyo che Gonnosuke incontrò lo spadaccino Miyamoto Musashi.